Rebelle, Langhe Bianco (Viognier), Agricola Brandini.
Già un Viognier a La Morra è strano a vedersi. Ma è alquanto strano anche il personaggio che viene raffigurato in etichetta! Lo strampalato esserino si potrebbe definire come un extraterrestre picassiano. C’entra un certa arte fuori dagli schemi che in questo caso si manifesta in tutta la propria creatività. Si potrebbe intuire una cresta di gallo o forse un becco, due braccine, un ombrello, due pseudo-gambe a rotelle. Restiamo al concreto: molto colore, originalità (sia pure in forma di stranezza), pulizia grafica generale. E il nome del vino? “Rebelle”, commentato così dal produttore nel proprio sito web: “Questo vino è ribelle nel nome e nelle sensazioni che trasmette... al naso ti rapisce con gli aromi di frutta gialla e in bocca ti stupisce con freschezza e un’acidità che trasmette una scossa elettrica”.
Allora, forse, il mostrino in etichetta è un elettro-alieno (si vedono tracce di inchiostro luccicante) o, insomma, tutto quello che la fantasia di ognuno suggerisce. Resta da aggiungere che il corsivo con il quale è scritto il nome non è immediatamente leggibile. E poi c’è qualcosa da dire sul retro-etichetta: leggiamo, nel testo, che questo vino “...concede il meglio nei primi anni di vita, pur amando i lunghi invecchiamenti”. Ci chiediamo come sia possibile tutto ciò: se dà il meglio di sé nei primi anni di vita, come può farlo con la medesima qualità anche in seguito? Forse, azzardiamo un’ipotesi, il fronte dell’etichetta è stato approvato dal responsabile marketing mentre il retro è stato preda del direttore commerciale. Come dire, una logica di marchio, di attenzione, davanti e un’altra votata alle vendite sul retro. Un colpo al cerchio e un colpo alla botte (sì, tra l’altro questo vino “fa legno”, come dicono gli esperti del settore).