Giallo, Igt Campania (blend), Oppida Aminea
(Villa Crespia).
(Villa Crespia).
Non c’è alcun dubbio, questo vino è “Giallo”. Complice anche il fatto, affermato e supportato dal produttore in fase di analisi di marketing, che i vitigni che compongono questo “vino bianco” (Falanghina, Greco, Fiano e Coda di Volpe) e la terra dove allignano (parzialmente vulcanica), sono in grado di donare una colorazione più marcata, dicono dorata, al nettare in questione. Quello che colpisce subito è la livrea monocolore della bottiglia, la sua integrità cromatica, insomma, la tinta unita, accompagnata da una prominente scritta in corsivo (in verticale), “Giallo”, come già detto. La capsula è nera, così come il carattere di scrittura del nome del vino. Ma tutto il resto è “color tuorlo d’uovo”. In effetti la bottiglia potrebbe ricordare quella di certi “Bombardini”, il mitico Vov (che ha però bottiglia bianca), cioè quella categoria di liquori rinvigorenti a base di rum, uovo, zucchero, latte. Non sembra un vino, insomma. Certo è dotata di grande personalità, la bottiglia. A scaffale si fa notare senza ombra di dubbio. Anzi, eventualmente l’ombra la getta sulle bottiglie concorrenti, solare e luminosa come appare.
Che dire del nome, per quanto riguarda la semantica? Il “Giallo” è conosciuto anche come tipologia di racconto o versione cinematografica. Famosi sono stati i gialli Mondadori con la loro copertina sinergica. Qui i giochi sono diversi: si tratta di una grande operazione di marketing e comunicazione portata avanti da Arcipelago Muratori, una società basata in Franciacorta che sta allargando i propri confini merceologici e commerciali con l’apporto di budget consistenti. E di conseguenza con attività ed eventi che puntano a generare attenzione presso nuove generazioni di degustatori.