Agriddi, Aglianico, Albamarina.
Si presenta molto bene questa etichetta che nasce in una zona meridionale d’Italia. Stiamo infatti parlando del “Barolo del Sud”, cioè del vitigno Aglianico. Il fondo nero agevola la percezione di eleganza. I particolari in oro confermano. L’impaginazione e la scelta dei caratteri di scrittura è tutt’altro che improvvisata: si nota che dietro a questo elaborato c’è esperienza e professionalità. Niente male anche il logo aziendale, cioè quel simbolo che ricorda un sole che sorge sul mare, che si può vedere alla base dell’etichetta, proprio sopra al nome del produttore, Albamarina. Le illustrazioni che campeggiano nella parte alta dovrebbero rappresentare delle ghiande. Sicuramente qualcosa che inneggia alla natura, così come avviene nelle altre etichette della gamma dei vini di questa azienda, dove si scorgono fiori e farfalle. Ma veniamo al nome del vino, “Agriddi”. Una accezione che potrebbe trarre in inganno. La radice “agri”, infatti, porta ad “agricoltura”, che in ogni caso sarebbe inerente alla viticoltura. Per la precisione “ager agri” in latino significa “campo”. E i conti tornerebbero se in campo non entrasse il dialetto locale. Scopriamo infatti che nella parlata del Cilento, “Agriddi” significa “vinaccioli” (cioè il seme della vite, chiamato anche “fiocine”, ma questo lo sanno davvero in pochi). Tirando le somme siamo di fronte a un’etichetta che in parte perde efficacia a causa della forma dialettale, ma che rimane un ottimo esempio di packaging-design.