La Vigna dell’Orso, Fiano (e altre varietà bianche), Podere Colle San Massimo.
Siamo in Abruzzo, sui Colli Aprutini, alle spalle del Gran Sasso, esattamente a Giulianova in provincia di Teramo. E si sa che se c’è ancora qualche orso in giro, in Italia, si trova proprio da quelle parti. L’orso marsicano, per la precisione. Ed è altresì molto probabile che al grosso animale peloso piaccia l’uva matura, quella molto dolce, che nessuno oserebbe proibirgli di gustare. Di fatto questo vino si chiama “La Vigna dell’Orso”, un nome senza necessità di tante spiegazioni: dice già tutto. La nostra (non) attenzione però è stata attirata dal design dell’etichetta, che al centro riporta un logo, una sigla, quattro lettere, un quadrato. Si tratta di una forma geometrica che sintetizza le iniziali PCSM. Facile da decifrare: Podere Colle San Massimo. Il logo non è “felice”: innanzitutto la “C” potrebbe essere interpretata come una “O”, ma a parte questo particolare, il tutto si presenta con uno stile datato, decisamente poco attraente, difficilmente memorizzabile. Il fulcro, il centro, il protagonista dell’etichetta, proprio questo logo, non è empatico. Anzi, risulta stantìo e in un certo senso “burocratico”, lasciando zero spazio all’emozione. Tra l’altro scopriamo che tutte le etichette in gamma, di questo produttore abruzzese, hanno come protagonista l’enigmatico e cubico oggetto, siglato dalle lettere “PCSM”. Variano solo il nome del vino e/o del vitigno e della denominazione. Con il risultato che nemmeno l’inchiostro dorato riesce a risollevare le sorti di questo packaging.