Un Gatto sulla Torre, Probabilmente Nero

Lajella, Passerina, Cantina dei Colli Ripani.

Impossibile non collegare il nome di questo vino, Lajella, con le infinite allusioni scaramantiche delle quali l’Italia intera è ben fornita. La sagoma di un gatto, sul tetto della torre raffigurata in etichetta conferma maldestri sospetti. Ma non lasciamoci ingannare dal luogo comune e procediamo con ordine. Il termine “iella” è probabilmente romanesco di nascita, da ricondurre a “iellato” e ancora prima a “iettato”. Il verbo è “gettare”, con tutta probabilità “portare” sfortuna. Qualcuno dice invece che l’origine è “ella”, indicando comunque in questo modo la malasorte, con una certo rispetto prudenziale. Fatto sta che chiamare un vino “Lajella” non sembrerebbe, in Italia, una buona idea. Il produttore, una nota cooperativa marchigiana, gioca attorno a questo termine, giustificandolo però in modo diverso dall’immaginabile: si tratterebbe dell’accezione dialettale per Agello, nome di un quartiere, di una torre e di una delle alture raffigurate nello stemma di Ripatransone dove ha sede l’azienda. E il gatto? Una provocazione. A conferma che l’idea di mettere la “iella” in etichetta non preoccupava minimamente i suoi autori. Il gioco può essere anche divertente ma non ce la sentiamo di approvare la scelta di questo nome. Quando si genera il sospetto che il nome di un vino possa compromettere anche in minima parte le vendite, i conti non tornano.