Si tratta di una piccola azienda da 12.000 bottiglie l’anno. Siamo nei pressi di Tortona, nell’alessandrino dove regna sovrano il Timorasso, ma anche la Barbera si difende bene. Ed è proprio una bottiglia di Barbera che rappresentiamo in questo post, con la sua particolare “vestizione”. A dire il vero l’immagine raffigurata in etichetta riguarda una donna che di vestiti non ne ha. Non è una nudità oltraggiosa ma potrebbe essere taggiata di sessismo, o subire la censura se dovesse essere esportata negli Stati Uniti dove si spara ancora oggi come nel Far West ma un seno di donna crea scompiglio. Torniamo al design cercando di offrire una valutazione imparziale. Lo stile ricorda molto l’art-decò. Il nome del vino, in alto, “Generosa” ricorda le vecchie insegne del metro parigino, tipo quella di Saint Paul. La donna protagonista alza il calice che contribuisce a formare la “o” del nome. L’espressione della donna, sia pure con un tipo di tratto molto essenziale, risulta essere tra il sognante (forse a causa dell’ebbrezza) e l’ammiccante. Vediamo pampini e foglie di vite attorno a lei. Chiaramente lei è la Barbera, vitigno che compone questo vino, al quale allude anche il nome “Generosa”. Tante volte, infatti, abbiamo sentito dire “questa Barbera è davvero generosa”. Il problema è che se tale generosità viene trasportata sulla donna, qualcuno potrebbe avere qualcosa da eccepire: sarebbe una allusione davvero priva di rispetto per il genere femminile. Andando oltre, e concludendo, possiamo aggiungere che in generale l’etichetta risulta attenzionale ma anche piuttosto grezza. Forse è proprio questo lo stile che l’azienda intende proporre ai propri avventori.