Tanto Cuore, Poco Marketing

Branding marketing comunicazione
Castagnino, Syrah, Fabrizio Dioniso.

Spesso in questo blog abbiamo parlato di semplicità come regola aurea del design. Purché non si arrivasse a confondere la semplicità con il “semplicismo”. Nell’esempio di etichetta qui presentata facciamo molta fatica a riconoscere il seme fecondo del packaging lineare ed incisivo. Sia pure con la presenza di pochi elementi. Infatti la semplicità di questa etichetta varca i confini della ragion d’essere proponendo un disegno infantile che riproduce un cuore e un sole. Certo si tratta di due elementi molto pregnanti a livello di comunicazione e anche i loro colori sono di quelli che colpiscono. Ma ci sono molti “ma”. Il disegno infantile, in primo luogo: forse una questione affettiva, non lo sappiamo. Comunque si tratta di un segno grafico che trasmette insicurezza, primordialità, approssimazione più che simpatia (quest’ultima, probabilmente, nelle intenzioni del produttore). Il resto dell’etichetta non recupera terreno: fondo bianco, scritte in colori e stili vari, il nome del vino che viene inutilmente virgolettato. E poi il logo del produttore, alla base, semplicemente nome e cognome iscritti in un ovale nero, non è cromaticamente compatibile con tutto il resto. Risultando, sì, abbastanza visibile ma al tempo stesso fastidioso per il tono invadente. L’etichetta trasmette in generale un senso di provvisorietà che certamente non giova alla valorizzazione del prodotto e della cantina stessa. Le etichette non sono un gioco o un “pezzo di carta”. Sono il primo, importante, elemento della comunicazione di un vino.