Siamo di fronte ad un esempio molto efficace di “semplicità del design”. L’etichetta che qui mostriamo è da catalogare tra quelle contraddistinte da pochi e peculiari elementi. Il fondo bianco, il nome del vino in primissimo piano, il nome del vitigno, il nome del produttore. Il tutto collocato con ordine (e fin qui niente di straordinario) e linearità. Dove si manifesta il guizzo creativo? Nella modalità con la quale è scritto il nome del vino e nel nome stesso. Senza sottovalutare il richiamo grafico sulla capsula, sempre espresso in oro, ma questa volta su fondo nero. Il vino si chiama “Vive”, un’espressione motivabile e comprensibile a vari livelli e in vari paesi (e lingue) del mondo. Il paese di origine della bottiglia è l’Argentina, da quella fantastica terra del vino che è la regione di Mendoza, ma la parola è internazionale: “vive” come vita, come vite, come evviva, come vivere... francese? Spagnolo? Inglese? Italiano? Non importa, si fa capire bene. E la sua “verve” si manifesta anche con la modalità di scrittura, spennellata, con delle sporcature di inchiostro fatte ad arte. Stile che si ripropone sulla capsula, col nome del vino scritto questa volta in piccolo e con una texture d’oro sempre in stile pittorico “distratto”. Packaging molto semplice, molto vero, molto vivo. Obiettivo raggiunto: si fa ricordare.