Tini, Casini e Buoni Vini

I Casini, Terrazze Retiche di Sondrio, Assoviuno.

A pensar male si fa sempre bene, dicono. Ma noi vogliamo iniziare col pensar bene (poi passiamo anche al maligno, la nostra analisi prenderà una strada “obbligata”). Il nome di questo vino, di una piccola cooperativa valtellinese, è “I Casini”. In ordine di benevolenza: i casini sono delle piccole casette, dei casolari, delle minuscole cascine. Oppure, nel gergo popolare, i “casini” sono dei tramesti, dei guai, delle difficoltà. Passando ad analizzare il visual di questa etichetta cosa vediamo in primo piano? Un baccanale con un uomo e due donne (tutti nudi) che sembrano divertirsi molto. E allora sovviene il terzo significato di casini: un casotto, in senso di lupanare, postribolo, di bordello insomma (che deriva, quest’ultimo, dal francese antico “bordel” o “borda” che stanno per “casetta” o “capanna di assi”). E dunque si torna all’inizio, ai “Casini”. Da notare anche la scritta in latino subito sotto i festanti ignudi: “Vinum his qui amaro sunt animo”, significa in pratica “date del vino agli afflitti” (così si divertiranno un po’ anche loro, si presume). Per la cronaca la bottiglia in questione, a quanto pare, varia il proprio contenuto ogni anno. Ad esempio nel millesimo 2019 il vino pare sia stato prodotto con Incrocio Manzoni (40%), Cortese (40%), Rossola (10%) e Chiavennaschina Bianca (10%). Insomma, è un bel casino (magari anche buono).