Per un vignaiolo partire con il piede giusto non significa solo dotarsi di attrezzature tecniche per la vinificazione (oltre che di un bel vigneto), ma anche partire bene con la comunicazione. Questo giovane enologo ha fatto proprio così. Siamo in provincia di Caserta, dove Davide Campagnano ha iniziato a produrre vino recentemente, puntando su vitigni autoctoni come il Pallagrello Nero e Bianco e la Camaiola (che si chiama anche Barbera ma nulla c’entra con quella del nord). La nostra analisi riguarda la comunicazione e su quella torniamo. Il logo, innanzitutto. Come scrive l’agenzia che ha creato la sua realizzazione: “Un segno grafico ‘tirato a mano’. Solchi, filari, percorsi. Linee sinuose e insieme anche brusche e faticose. Nella loro traccia, la presenza delle iniziali di famiglia: la C di Campagnano, la S di Santoro, la D di Davide. tre segni di terra, nella terra, per la terra“.
E poi le etichette dei primi tre vini dell’azienda. Molto cromatiche, molto semplici in apparenza, ma con un proprio carattere. Eleganza essenziale ma in grado di farsi notare e di essere distintive. I nomi dei vini sono: Mariuolo (Camaiola), Rasprilli (Pallagrello Bianco) e Rampìno (Pallagrello Nero). Il primo si riferisce a una conosciuta terminologia per indicare un piccolo monello, il secondo, un po’ difficile da pronunciare, lo possiamo ricondurre a un mix tra “raspi” e “lapilli” (terra di vulcani), il terzo forse si riferisce a un attrezzo di lavoro. Come texture delle etichette (lo sfondo della parte cromatica) troviamo un richiamo del marchio con i tre “solchi” descritti prima. In generale ci sembra di poter dire che gli aspetti estetici sono stati ben curati.