Pathos, Marche Rosso Igt, Cantina Santa Barbara.
Iniziamo con il nome della cantina, Santa Barbara, che è tutt’altro che di fantasia; si scopre subito, infatti, consultando il sito del produttore, che la sede dell’azienda è a Barbara, anche nome di donna, ma nelle Marche nome di un paese che si trova nell’entroterra di Senigallia. Il nome deriva infatti dai “barbari” Longobardi che lo abitarono nel IV secolo. L’aggiunta di “Santa” non viene quindi da qualche patrona o mistica della zona. Così formulato, però, può far venire in mente un’altra accezione, quella relativa a una polveriera, deposito di esplosivi. Dice la nomenclatura che Santa Barbara è la martire di Nicodemia, uccisa da suo padre, a sua volta deceduto, subito dopo, colpito da un fulmine. Ecco perché, con l’invenzione della polvere da sparo, nei depositi veniva affissa l’immagine della Santa per scongiurare, per intercessione suprema, il pericolo di esplosioni. Ma veniamo al nome del vino, Pathos, piuttosto diffuso in ogni genere di settore merceologico, essendo una parola ormai entrata nell’uso comune (dal verbo “soffrire”, ma anche impeto, calore, intensità emotiva). In questo caso è scritto in greco, e per chi non conosce questa lingua antica, risulta indecifrabile (nel retro etichetta viene scritto in lettere normali, per cui, girando la bottiglia si può leggerlo tranquillamente). Certo che in generale l’etichetta è di quel tipo di elaborazioni grafiche che lascia perplessi, forse volutamente evanescente, un po’ misteriosa, poco esaustiva (sul fronte) se non per la scritta, originale questo sì, alla base del packaging, con il millesimo di vendemmia.