È proprio questo il nome del produttore australiano della regione del Central Victorian, del quale parleremo in questo post: Trutta. Viene il sospetto che questo nome aziendale possa aver avuto origine dalla parola italiana “trota”. A parte le illustrazioni delle etichette che riguardano tutte dei pesci, e in particolar modo questa, dello Shiraz, che raffigura proprio una trota di fiume, nelle pagine del sito web troviamo questa affermazione: “Trutta is inspired by our family's love of fly fishing. The connection one feels with nature when fishing a pristine high country stream, is something we hold dear. This connection to nature, and the growing seasons expressed in our vineyards, is what we strive to portray in our wines”. Davvero curiosa questa modalità di riferirsi in modo così specifico al mondo ittico. Anche perché, si sa che, in particolare, il vino rosso con il pesce poco ci azzecca. Forse in quelle lande sperdute e in generale nei paesi di lingua anglosassone non si fanno tutti i problemi che ci facciamo noi europei nell’abbinare cibo e vino. Fatto sta che sull’etichetta di questo Shiraz guizza una bella trota. Altro discorso, se davvero l’ispirazione del nome “Trutta” viene dalla parola “trota”, sarebbe quello di verificare sempre le lingue affini e attigue di un nome, giacché “Trutta” in italiano suona un po’ come “rutta”, risonanza non piacevole, sia foneticamente sia culturalmente. Ci consoliamo dicendo che tutto sommato il moto digestivo alla fine (del pranzo o ancora meglio della cena) fa gioco e fa bene.