Il nome di questo vino è fuorviante. Si pensa a un produttore germanico o comunque estero. Poi si legge il nome dell’azienda alla base dell’etichetta, Calalta, e si comprende che siamo comunque in Italia (e per la precisione in provincia di Vicenza). E quindi cosa significa quel nome? La traduzione non è facile e nemmeno immediata: la letteratura dice che “…è uno dei concetti chiave del Romanticismo tedesco ed è un termine difficilmente traducibile in Italiano con una sola parola. La parola indica lo struggimento e il desiderio ardente, ma anche la nostalgia, per una cosa o una persona ed è strettamente collegato al dolore derivante dal fatto di non poter raggiungere l’oggetto di tale desiderio”. Siamo in campo filosofico. La definizione richiede almeno una o due riletture. Ci accontentiamo della stranezza e passiamo a commentare la grafica del packaging. Siamo nelle sabbie mobili anche in questo caso: in alto a sinistra un reticolo cromatico nebuloso ci porta verso l’arte astratta. Forse una riproduzione delle superficie di Marte. Ma lo diciamo più come battuta. Certezze non ce ne sono. Sappiamo invece che il rosato in questione è frutto della lavorazione del vitigno Syrah. Non propriamente un autoctono veneto, come ammesso dal produttore stesso. Per il resto l’etichetta è pulita, lineare, ordinata, moderna. Strana, sì, anche questo. Grazie a Sara Missaglia per le ricerca e la segnalazione: etichetta impegnativa!