I Contorsionismi del Marketing Internazionale

Kamasutra, Sauvignon Blanc.

Si tratta di un chiaro esempio dove il nome è la parte preminente di tutto il business. Prendiamo un’azienda che coltiva uva e produce vino in India. Come la chiamiamo? Con una parola nota in tutto il mondo che risulta anche molto curiosa per il suo significato. Il gioco è fatto. Se aggiungiamo che c’è una corrispondenza storica e culturale con il paese di origine, la formulazione è ancora più plausibile. Fortunatamente il produttore (un grande gruppo che si occupa di “beverages” a tutto tondo) non scade in illustrazioni equivoche, proponendo invece un disegno della tradizione indiana a decoro dell’etichetta. Il risultato “ottico” è valido. Il packaging risulta elegante, ordinato, memorabile, cromaticamente equilibrato (intendiamo il colori scelti per le varie etichette, per la gamma, che raffiguriamo qui alla base del testo e che annovera anche un vino che si chiama “sette” in italiano, confermato da numeri rimani sullo sfondo). Certo che qualcuno potrebbe definire questo nome come “una furbata”. Di fatto lo è, però ben applicata, con evidenti obiettivi commerciali che non devono mai mancare in una logica di marketing che punta a un successo imprenditoriale fatto anche di immagine e non solo di contenuti.