La Mescolanza e la Linearità

Mischiabacche, Blend di Bianchi, 
Castello di Stefanago.

Questa nota azienda pavese si distingue da anni per una agricoltura rispettosa dell’ambiente e per prodotti che puntano al massimo sulla naturalità. Anche l’immagine aziendale e la comunicazione sono chiaramente orientati in questa direzione. Ulteriore prova di ciò la fornisce l’etichetta di questo bianco, ottenuto da più vitigni, che si presenta in modo spartano ma “educato”. Stiamo parlando naturalmente di educazione visiva e comunicativa. Vediamo gli elementi che compongono il packaging: la carta è di tipo riciclato, con delle goffrature (rilievi) che ne evidenziano la matrice. L’impaginato è molto semplice, bello il colore scelto per le scritte, con il nome dell’azienda in primo piano (per impatto) e il restante centrato e sottostante. Bello il nome del vino, “Mischiabacche”, che viene spiegato nel blocchetto di testo alla base: “…creiamo armoniche combinazioni di bacche”, laddove un eventuale minus (il fatto che il vino è un blend e non viene prodotto con un vitigno in purezza) viene trasformato in un plus (il fatto di avere una somma di caratteristiche positive fornite dai vari vitigni mescolati insieme, con competenza e armonia). Il nome del vino viene addirittura chiamato a sottolineare la mescolanza, con una modalità simpatica, a creare un neologismo composto da “mischia” e da “bacche” (sinonimo di acini d’uva). Lo spirito è semplice e diretto, ma anche qualitativo, proprio come l’immagine generale che negli anni questa azienda si è costruita.