Dea, Erbaluce di Caluso Brut,
Il vitigno Erbaluce (Docg di Caluso) è da molti anni sottostimato. Piccole produzioni che riguardano vini fermi, spumantizzati o passiti (questi ultimi sono quelli della tradizione). Il nome (del vitigno) è molto bello, evocativo, sembra riconducibile alla particolare e solare trasparenza delle uve mature che generano riflessi dorati. Tant’è che questa piccola azienda di Moncrivello (unico comune della provincia di Vercelli a comprendere la Docg) ha deciso di chiamarsi “Erbalù”. Mentre il vino, anche se si può incorrere in confusione, si chiama “Dea”. Il nome è posto in basso, non molto visibile, tanto che potrebbe sembrare che il nome del vino possa essere Erbalù o entrambi. L’etichetta graficamente si fa notare, colori pastello con una illustrazione che raffigura una donna dai capelli dorati “a grappolo”, occhi azzurri, abbigliamento d’altri tempi. Il disegno è piuttosto essenziale, bensì dotato di una sua originalità. Le scritte in corsivo, dei due nomi, azienda e vino, non facilitano la leggibilità. Per il resto il packaging è ordinato, nella parte bassa, più confuso nella parte alta. Una cursiosità: le mani della Dea reggono/indicano due piccole sfere, una bianca alla sua destra (la sinistra per chi guarda) e una nera alla sua sinistra. Probabilmente il sole a la luna o più probabilmente la luna piena e quella nuova a sottolineare l’importanza delle fasi astrali per la produzione del vino.