Partiamo dalla grafica in etichetta. Colore di fondo da vino rosso più che da vino bianco, classicità generale un po' forzata, leggibilità subito compromessa (anche se la scelta cromatica del nome è valida: bianco su fondo scuro). Sul colore e il design dell'etichetta si potrebbe discutere a lungo ma alla fine diventerebbe, come spesso accade, una questione soggettiva. Sulla leggibilità di questo lungo nome invece emergono elementi oggettivi: il carattere di scrittura utilizzato non è dei più indovinati. Inoltre il nome composto da tre elementi semantici (Bine, Longhe, Costalta) non facilita la memorizzazione. Se aggiungiamo che si tratta di fatto di una forma dialettale, ben nota solo in Veneto, ecco la che la frittata è fatta. E veniamo ai fattori positivi (anzi, molto positivi): l'unicità del significato. Infatti, come specificato dal produttore nel proprio sito web, "Bine Longhe deve il suo nome alle caratteristiche del vigneto: i filari di Costalta hanno una lunghezza di 300 metri". Non facili da trovare dei filari così lunghi. Una particolarità che dal nome porta alla "fisicità" del vigneto e quindi evoca il territorio. Molto bene. Caratteristiche del genere (unite ad altre unicità come il terreno lavico e la surmaturazione in vigna) avrebbero potuto probabilmente essere "giocate" meglio sul "piatto" della comunicazione: ad esempio enfatizzandole a livello di illustrazione (dove invece appare una anonima dama che versa vino). E soprattutto creando un nome non solo più leggibile ma anche più facilmente intelleggibile (senza la necessità di una "traduzione").