Tra le stranezze, chiamiamole nuove idee, legate al packaging del vino si fa notare questo progetto che si chiama "Librottiglia". In pratica, nella modalità del fix-a-form, già nota con i vini parlanti (che non hanno avuto molto successo), l'etichetta si apre e rivela alcune pagine di racconto, da sfogliare e godersi mentre si degusta il vino prescelto. Nell'attuale mondo del cambiamento, dove sulle etichette si vedono sempre più QR-Code che rimandano a link digitali, questa modalità, ancora di carta, si rivela più consona alla cultura del vino.
Soprattutto per prodotti di spessore qualitativo. Si tratta quindi di una possibilità in più per valorizzare il vino stesso. Una curiosità in grado di attirare l'attenzione, e soprattutto una proposta che può diventare seriale, proponendo di volta in volta nuovi racconti. I tre vini che portiamo ad esempio, prendono il nome del titolo del racconto e anche l'illustrazione è inerente a quello. Alla base il logo e i dati del noto produttore piemontese responsabile del contenuto delle bottiglie. Certamente questa soluzione può essere solo un "di cui" nella gamma del produttore, lasciando inalterata la proposta, cioè le etichette aziendali consuete. Una buona idea per farsi notare e per offrire qualcosa i più agli acquirenti, con una modalità e finalità culturale elevata.