Taurasi, Aglianico, Borgodangelo.
Il progetto è abbastanza giovane, le etichette sono di vecchio stampo. Certamente è necessario considerare che siamo in una di quelle aree vinicole italiane dove la tradizione si fa ancora sentire in modo preminente. Possiamo anche dire prevaricante. Alla guida delle aziende della pregiata zona del Taurasi Docg i nonni stanno cedendo il passo ai nipoti, ma la classicità del vitigno in auge, l'Aglianico, e la zona, l'Irpinia, ancora oggi abbastanza "isolata" a livello socio-culturale, non contribuiscono ad aperture immediate o quanto meno veloci nei confronti della comunicazione. Forse l'adozione di questo stile "storico" non è del tutto un errore, perché porta avanti un discorso di credibilità strutturato sul passato, certo che se l'estetica non è (solo) un'opinione, non si può dire che questa etichetta sia moderna, concettuale, comunicativa. I canoni classici ci sono tutti: foto di una antica costruzione in alto, compresa in un ovale decorato a frasche, testi stampati con un carattere sì insolito, ma che imita lo stile antico di certe scritture amanuensi, logo aziendale molto semplice e di tipo... tipografico. Il fondo nero, come sempre, attribuisce preziosità, il rosso dei caratteri anche, sia pure togliendo leggibilità. Come dire? La tradizione è salva, diciamo bella matura, la comunicazione invece è ancora un infante (da nutrire con cura se si vuole farla crescere).