Vespolezza, Vespolina, Cantine Pietraforata.
Difficile definire queste etichette (in masso a destra, ingrandibile cliccandoci sopra, l’immagine della serie completa). Sono così fuori da ogni ragionevole circostanza che lasciano basiti. Anche i nomi dei vini destano qualche perplessità: Vespolezza (l’etichetta che abbiamo preso come esempio, vitigno Vespolina), Chiarezza, Orezza e Saggezza (rispettivamente Erbaluce, Nebbiolo e ancora Nebbiolo). Ma sono i risvolti grafici che lasciano attoniti... si tratta, a quanto si riesce a percepire, di figure geometriche senza un chiaro costrutto. Potremmo definirle, cercando di valorizzarne e giustificarne l’adozione, come opere di arte contemporanea. Potrebbero essere anche esercizi di geometria applicata oppure, diciamo, “forme in libertà”.
Sembrano dei pianeti ritagliati in modalità collage o chissà cos’altro è balenato nella mente di chi le ha create. Forse sono una serie di figure tipo quelle che gli psicologi sottopongono ai pazienti per vedere cosa ognuno ci vede “dentro” e quindi tentare di interpretare le varie nevrosi che tali interpretazioni sottendono. L’unica cosa che si salva è il nome dell’azienda, Pietraforata, probabilmente frutto di qualche elemento fisico esistente in sede o in vigna. Quanto al logo aziendale meglio soprassedere, se non altro perché, come per il packaging, non si riesce a darne una interpretazione logica e fruibile, se non la presenza (per ipotesi) di due lettere, forse una “P” e una “F” ma anche questo è molto difficile da capire.