Bellissimo, “Brutissimo”, Rosatissimo

Brutissimo, Spumante Rosato, Cà  Salina.

E’ concepibile chiamare un vino “Brutissimo”? A Valdobbiadene l’hanno fatto. Accade nella patria universale del Prosecco (Glera) dove ci si diletta anche nel produrre altre tipologie di vino, giusto per arricchire la gamma e rispondere in modo più completo alla “domanda” di bollicine. Certo, si capisce bene che il nome di questo vino, un rosato da Incrocio Manzoni 13.0.25, deriva dalla terminologia “Brut” (in questo caso ottenuto con Metodo Charmat), ma quello che si percepisce non è “un brut ancora più brut” in senso organolettico, bensì un “bruttissimo”, in senso estetico, come se il nome avesse una doppia “t”. In realtà la bottiglia non è brutta nel suo insieme, grazie anche al bellissimo colore del vino. L’etichetta non si distingue per particolare eleganza ma diciamo che ottiene la sufficienza. In particolare nel design emerge il nome dell’azienda, Ca’ Salina e, più in piccolo, il motto annesso e connesso: “gaudium hospitis”, che sarebbe “la gioia dell’ospite”. L’azienda infatti fa vanto di uno stile e una modalità di accoglienza che privilegia gioviali degustazioni accompagnate da prodotti agroalimentari locali. Il “Brutissimo” e i suoi fratelli (varie versioni di Prosecco) potrebbero, in convivialità, generare bellissime emozioni. Ma rimane la perplessità sul nome del vino. N.B.: il vitigno Incrocio Manzoni 13.0.25 nasce da Raboso Piave e Moscato d’Amburgo.