Barbaresco (Rabaja), Bera Vini.
L’etichetta non è delle migliori. Piuttosto datata come stile e anche come impaginazione grafica non se la cava benissimo (i testi sono centrati, meglio dire ammassati, e sono troppi). Ma quell’immagine nella parte superiore, che raffigura tre uomini, merita comunque un approfondimento. Tre uomini che parlano, discutono, probabilmente davanti a qualche buon bicchiere di vino. I colori e l’abbigliamento richiamano il periodo medievale, l’atteggiamento evoca un appuntamento conviviale, sereno, allegro. La parte rassicurante del vino, non quella molesta di un consumo eccessivo, emerge con evidenza. Il vino è “stare insieme”, confrontarsi e dialogare. Questo atteggiamento trasmette sensazioni di benessere, e automaticamente di affidabilità, di qualità, di cose fatte per bene. C’entra la tradizione, certo. Che in Piemonte è più radicata, o semplicemente più considerata, rispetto ad altre regioni d’Italia. E la tradizione, quando non esasperata, bensì accompagnata anche da risvolti evolutivi, ha un gran peso nella percezione e nella fruizione del vino in Italia. Un uso equilibrato di tradizione e innovazione sarebbe auspicabile per ogni azienda vinicola.