L’Erth, Nebbiolo, Emilio Vada.
Diciamo subito che questa bottiglia costa. Insomma “si fa valere” già dal primo approccio sullo scaffale: circa 40 Euro. A nostro parere si fa anche apprezzare per un altro primo approccio, quello visivo, Il contatto oculare con il quale la possiamo scorgere anche da lontano. Come sempre per le etichette riuscite vediamo pochi e chiari elementi. Un albero, postmoderno, illustrato, interpretato graficamente, diremmo pure artisticamente, com una chioma molto colorata. Il tratto è composto da molte pennellate, forme poco geometriche, di vari colori, che vanno a comporre l’immagine. Si nota. E’ un albero fantasioso, primaverile, un po’ pazzo, in definitiva allegro. Non è quindi noioso, non è “vecchio”, soprattutto non è un “già visto”. Manifesta una propria originalità. Subito sotto all’immagine in questione troviamo il nome e cognome del produttore. E sotto a questo, in dimensioni più grandi, molto visibili, il nome del vino: “L’Erth”. Non abbiamo trovato descrizione e origine per questo nome, originale anch’esso. Il sospetto è che si sia voluto richiamarne la parola inglese “earth”, terra, ovviando al problema delle registrazioni da ufficio brevetti (earth sarà sicuramente già ampiamente opzionato, come nome). Tutto qui. Tre elementi: una immagine, il nome del produttore, il nome del vino. Con una grafica moderna e impattante. Il resto, che ci vuole, logicamente, finisce nel retro-etichetta. Nel calice, invece, il vino. Che dicono sia molto buono.