Le Sette, Rosato, Terre del Creario.
La prima originalità di questo vino rosato è il vitigno che lo compone, il Nebbiolo. Non sono infatti molti i vini rosati ottenuti con questa nobile bacca rossa. Ma passiamo alle “originalità” dell’etichetta. Regna il colore rosa: spesso accade per le etichette dei vini rosati. Del tutto plausibile, anche se lo “stacco” di colore, come nella moda, avrebbe ugualmente valide ragioni. L’etichetta è semplice: sulla destra vediamo una sinuosa sagoma femminile. La coda della donna, in modalità sirena, oppure, più realisticamente, lo strascico del suo vestito si trasforma, in basso, nel flutto del vino in un calice. Il concavo che va a formarsi contiene il logo e il nome aziendale. Diciamo che fino a qui troviamo dei codici comunicativi canonici. Rosé uguale donna, donna uguale femminilità, femminilità uguale romanticismo, etc etc. Uno stereotipo al quale siamo abituati. E il nome del vino? Ci arriviamo, anche perché si tratta certamente di un elemento da analizzare come minimo con curiosità, oltre che con cura. Il vino si chiama “Le Sette”. Non avendo trovato spiegazione nel sito internet del produttore e neppure in rete, avanziamo delle ipotesi. Le Sette è l’indicazione di un orario (le sette del mattino o le sette di sera? Forse un rosato e un vestito lungo sono più adatti alla sera). Le Sette potrebbe essere anche il nome di una zona geografica, un appiglio toponomastico. Oppure potrebbe fare riferimento al plurale di “setta”, inteso come congrega pseudoreligiosa. Certo che una lettura veloce, potrebbe scambiare la “S” iniziale con una “T” buttandola in “caciara”. Non ci sbilanciamo, ma probabilmente ci sono troppi significati possibili e/o latenti. Naming da riconsiderare.