Bàsca, Cannonau, Pedra Niedda Tenute.
Sappiamo questo: che in dialetto sardo, in particolare il campidanese, “bàsca” significa caldo. Ad esempio “est fendi bàsca” significa “fa caldo” e “ta bàsca” è traducibile in “che caldo!”. Infatti nel sito internet del produttore si legge: “Il nostro Bàsca vuole esprimere con i suoi profumi e sapori intensi di frutti rossi, tutto il calore della Sardegna”. Probabilmente parola di origine spagnola, la cui dominazione ha lasciato ingerenze fino ad oggi e chissà fino a quando. Il vino del quale stiamo parlando è il frutto del lavoro di una coppia di giovani, lui toscano, lei sarda, che hanno iniziato da poco l’attività vitivinicola. La sede e i vigneti si trovano a Sini, vicino a Oristano, sul lato ovest della Sardegna. Passiamo alla particolare grafica in etichetta: il nome del vino si trova in basso con l’accento sulla “à” evidenziato in rosso, al centro del packaging una specie di clessidra o forse il buco di una serratura attraverso il quale si scorgono delle linee, delle trame che potrebbero rappresentare colline e nuvole. Occhieggia un sole rosso al tramonto, lo stile è piuttosto “post-atomico”, oppure definibile come “post-moderno”, arte concettuale, sicuramente originale, forse non proprio vinicolo, ma la voglia di fare qualcosa di nuovo c’è.