La vita è già abbastanza complicata, dicono alcuni. Perché crearsi problemi? Eppure qualcuno ci prova, forse inconsapevolmente. Sembra essere proprio il caso di questa etichetta dove il nome del produttore (che funge anche da nome del vino) viene “reso pubblico” con una modalità di scrittura che lascia perplessi. Nel senso che a prima vista l’occhio deve cercare di interpretare un groviglio di lettere artisticamente modificate. Si tratta di una libera (e creativa, ci mancherebbe) interpretazione di un carattere di scrittura che a tutti gli effetti ostacola la lettura. Fortunatamente si è sentita la necessità di scrivere in chiaro, alla base del packaging, il nome in questione. Per la cronaca Giorgio Grai, originario dell’Alto Adige, si chiamava in effetti “Krainz”, in tedesco. Quando nel 1919 il Südtirol divenne italiano, il padre di Grai fu costretto a “tradurre” il proprio cognome. Tornando e concludendo con l’etichetta possiamo dire che… è tutta qui, nel senso che non ci sono altri elementi di attenzione se non il nome storpiato del quale siamo qui a riferire. Delirio di un grafomane? Egocentrismo creazionista? Libero esercizio di stile? Non lo sappiamo. Speriamo solo in un prossimo restyling.