Paleokerisio, Debina e Vlahico,
Ne abbiamo visti di nomi strani, per i vini di casa nostra e per quelli esteri. Questo è uno di quelli, fermo restando che la lingua greca (anche quella moderna) a noi italiani risulta particolarmente strana, per lettere e composizione. Questo vino è strano tre volte: nel nome, nella composizione e lavorazione e nella “Doc” (chiamiamo così la PGI, Protected Geographical Indication). Partiamo dal nome: Paleokerisio (sembra essere di invenzione), lungo e curioso, certo non facilmente memorabile. Il vino è composto da due vitigni sconosciuti in Italia e viene prodotto in modalità orange, semi-sparkling e semi-dry (una modalità antica di quei territori). E infine la PGI (Doc) che si chiama “Ioannina” (o Giannina). Sembra un nome italiano. La cittadina così chiamata si trova vicino al confine con l’Albania, all’altezza di Corfù, quindi molto vicino allo stivale. Per quanto riguarda la grafica in etichetta possiamo dire che accusa l’età, o meglio, la classicità, visto che siamo in Grecia. Senza infamia e senza lode. Per completare il tutto riveliamo che anche la bottiglia è strana, sembra quella di una birra. E infatti è tappata con il “tollino”.