Sulle bottiglie di vino della Valle d'Aosta si trova la versione francese del nome della regione, cioè Vallée d'Aoste. Regione bilingue, molto vicina al confine con la Francia e quindi in teoria molto affine per cultura del vino. In realtà in Valle d'Aosta albergano da secoli anche molti vitigni autoctoni, spesso con nomi in francese, ma comunque specifici di quel piccolo luogo. In questo caso si tratta di un Pinot Noir (insomma, Nero) che attira l'attenzione per il suo nome, particolare per la "stesura" e anche per il significato: "Semel pater... semper pater". Questa la dizione completa. Che in etichetta si sintetizza, per ovvie opportunità grafiche e di comunicazione, in "Semel Pater". Il produttore, noto e stimato in valle, in Italia e nel mondo, fa sapere che "Semel Pater... sempre pater" (traduzione dal latino: "una volta che si diventa padre, lo si è per sempre") è un vino di nuova concezione ma di antica tradizione. Dedicato al padre Renato, fondatore dell'azienda, oggi ancora operativo a fianco del figlio Giorgio Anselmet. Padre e figlio, in perfetta sintonia ammettono, anzi ne fanno vanto, di essere andati "a scuola di pinot" in Borgogna. Con il bagaglio di trucchi del mestiere ed esperienza vitivinicola ottenuti oltralpe, hanno lavorato a lungo in vigna e in cantina per creare questo nuovo "figlio prediletto" dell'azienda, su territorio italiano ma con un po' di sangue francese nelle vene. Di padre in figlio quindi, con un nome particolare, come già detto, molto concettuale, evocativo, incipit di una storia (personale e famigliare degli Anselmet) che viene voglia di approfondire.
Ed è proprio questo il compito di una etichetta: portare l'intenditore nel territorio, nella storia, far comprendere la passione e la fatica che risiedono dentro alle sensazioni olfattive e gustative di un vino, nel magico momento della degustazione. Graficamente l'etichetta è molto classica, non concede molto credito alla creatività, al design, predilige la concretezza: afferma il nome di famiglia "Anselmet" in alto, in evidenza, come una sorta di garanzia-ombrello. Al centro celebra il nome (e in nome) del Pater, con l'aggiunta, alla base, di quel piccolo (come dimensione di stampa), grande vanto qualitativo che recita: "vin non filtré". Paternità francese, emozione latina.
Ed è proprio questo il compito di una etichetta: portare l'intenditore nel territorio, nella storia, far comprendere la passione e la fatica che risiedono dentro alle sensazioni olfattive e gustative di un vino, nel magico momento della degustazione. Graficamente l'etichetta è molto classica, non concede molto credito alla creatività, al design, predilige la concretezza: afferma il nome di famiglia "Anselmet" in alto, in evidenza, come una sorta di garanzia-ombrello. Al centro celebra il nome (e in nome) del Pater, con l'aggiunta, alla base, di quel piccolo (come dimensione di stampa), grande vanto qualitativo che recita: "vin non filtré". Paternità francese, emozione latina.