Fantastico. Dare a una negatività il beneficio di un sorriso. Ci sono riusciti i titolari delle Cantina Maligni che invece di nascondere il loro "nomignolo storico" non propriamente beneaugurante, lo hanno enfatizzato con un diabolico forcone. Ma analizziamo i fatti. Recita il sito internet del produttore che "Il nome Maligni è un appellativo che da oltre quattro generazioni identifica la famiglia Tomei e, secondo le ricerche effettuate, sarebbe da additare ad un contenzioso avvenuto tra l'allora pater familias Pasquale Tomei ed il parroco del luogo". Insomma, la storia li mette contro niente meno che il parroco e loro eleggono a simbolo dell'azienda la pastorale del diavolo. Complimenti per l'ironia e per il coraggio. In effetti è così che si dovrebbe fare in comunicazione (anche se questo, onestamente, sembra proprio un caso limite): dove ci sono negatività, asperità, problematicità. invece di nasconderle, renderle "simpatiche". Il logo quindi, nella sua semplicità e immediatezza riesce a "colpire nel segno". L'azienda produce solo due vini: Mastro e Maia, un Montepulciano d'Abruzzo e un Pecorino. Le etichette non sono male: essenziali, dirette, con un design elementare ma pulito, con, manco a dirsi, in grande evidenza tutta la malignità del marchio! Alla Salute!