Comitissa, Brut Gran Riserva, Lorenz Martini.
Come vino, spumante, non si tratta delle solite bollicine: la versione "Gold" (solo annate speciali) viene lasciata a "maturare" sui lieviti per 120 mesi (10 anni). Vino da intenditori. Non per tutti anche per il prezzo (attorno ai 50 Euro). Ma qui parliamo di etichette. E in particolare del nome "Comitissa". Per inquadrare il concept citiamo ad esempio Garzanti Linguistica che dice: "lat. mediev. comitissa(m), deriv. dicŏmes -ĭtis ‘conte’: donna che ha il titolo comitale, moglie di un conte, figlia di un conte dim. contessina". Il Ristorante "Sala della Comitissa" (a Baschi, in Umbria) nel proprio sito web precisa che "Comitissa è un rafforzativo del titolo nobiliare di Contessa, una sorta di Contessissima". E Wikipedia parla di Matilde di Canossa come della "Grancontessa (magna comitissa) Matilde... certamente una delle figure più importanti e interessanti del Medioevo Italiano". Siamo di fronte quindi a un nome interessante, originale, colto, foneticamente valorizzante, superlativo (che nel caso della versione speciale con etichetta oro, viene affiancato dalla dicitura "Gold", ove ci fosse bisogno di aggiungere sfarzo). Quello che non torna, a nostro parere, è il rapporto tra nome e carattere di scrittura, cioè quell'aspetto spesso sconsiderato, che lega il nome al design complessivo dell'etichetta. In questo caso il carattere di scrittura scelto per "esprimere" il nome Comitissa è molto lineare, rigido, sterile, poco emozionale. D'altro canto il carattere di scrittura della dicitura "Gold" è troppo lezioso e "graziato". Forse ci voleva una intuizione che stava nel mezzo. Per il resto, etichetta in generale, notiamo una sobrietà e una piattezza eccessiva, probabilmente specchio del carattere schivo e riservato della zona di produzione, l'Alto Adige. Riassumendo: nome azzeccato e lodevole, grafica sottotono e non del livello che questo vino richiederebbe.