La Masseria Capoforte, ideata e gestita da una famiglia veneta, ha sede nel Salento, vicino a Otranto e Taranto, "terra che fu Magna Grecia e Porta d'Oriente". Vediamo innanzitutto il nome dell'azienda "Capoforte". Ebbene questa è una accezione in grado di trasmettere molti aspetti percezionali positivi: "capo" non è solo un promontorio ma anche e soprattutto qualcuno che sa "comandare" in senso buono, generoso e produttivo. E poi "forte", segno di lavoro, di volontà, di determinazione e, certo, di forza. "Forte" è anche il fortino, la fortezza, la storia, la solidità. Quante "sensazioni" in una parola. Sia pure composta (da "capo" e da "forte") ma che diventa parola compatta, ancorché breve, sinergica, impattante, costruttiva ma anche stabile, credibile, affidabile e quant'altro. Suona anche bene foneticamente, Capoforte. Inoltre è ben riuscito anche il logo, forte e compatto anch'esso, con tratti marcati e decisi. L'azienda, giustamente, con un nome così decide di non attribuire nomi propri ai vini, preferendo lasciar campeggiare "Capoforte" in prima linea sulle etichette (con i nomi dei vitigni sottostanti). Ma fa un'eccezione per un vino spumante, particolare, da vitigni Lambrusco, Negramaro e Primitivo: il "Papanero". Anche l'eccezione, l'unico nome attribuito a uno dei vini dell'azienda, è interessante. Un Papa Nero è una autorità, dove qui il "nero" è attribuibile al colore del nettare spumantizzato, composto da uva nera. Un "Papa" non tanto in senso blasfemo ma in tono carismatico. La particolarità del nome, comunque, riesce anche ad essere curiosa e memorabile, oltre che significativa. Che dire? Ben fatto!