Grandi le Cantine Riunite, in tutti i sensi. Grandi produzioni, grande marketing, grande packaging. Questo "semplice" Lambrusco da consumo quotidiano è stato vestito con accuratezza. Ma c'è un "ma". Packaging studiato fino nei minimi dettagli, è evidente: la "S" di "Senzatempo" (il nome del vino) che diventa logo, ad esempio. Ma c'è un "ma". Il nome stesso che esprime un concetto legato alla tradizione, alla genuinità, al godere della vita: Senzatempo. L'etichetta che nella grafica ricorda la carta semplice, quella che si incollava a mano sulle bottiglie. I particolari come quel "Metodo Ancestrale" scritto in corsivo in basso a destra. Ma c'è un piccolo "ma". Il design "industriale" della bottiglia è anch'esso ben progettato: con il tappo a chiusura ermetica per la conservazione del prodotto, che fa molto "campagna" e "abitudini di un tempo". Perfetto, davvero. O quasi. Peccato per quella lettera (cioè per la scelta del "lettering" in sostanza), quella "n" di "Senzatempo" che non si legge, ovvero si legge come una "o" o qualcosa d'altro e che impedisce una immediata fluidità sul nome, elemento centrale di tutto il packaging e di tutto il concepting.