Vandalismi Concettuali

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Vandalo, Nero di Troia, Tenuta Cocevola.


Si parla di vandalismo quando la cronaca riferisce di danneggiamenti "gratuiti" al bene pubblico o privato. La Treccani nello specifico ci erudisce sulle origini di questo lemma: "Appartenente all’antica popolazione germanica dei Vandali (v. vandalico), che nei paesi invasi perpetrarono stragi feroci e selvagge distruzioni". E ancora: "Individuo che, senza alcuna motivazione ma solo come manifestazione di violenza, per gusto perverso o per ignoranza, devasta e rovina beni e oggetti di valore, e soprattutto monumenti, opere d’arte". Nel caso che si presenta ai nostri occhi sotto forma di etichetta di vino pugliese, sembra proprio che i vandali si siano spinti fino a sud. Tanto da indurre il produttore a citare questo popolo invasore sotto forma di nome di un vino. Il nome si presenta forte, impositivo, ma non "in positivo" giacché l'accezione "vandalo" ha di fatto acquisito valenze negative nel linguaggio comune. Quale potrebbe essere il "valore" semantico di un vino che si chiama "Vandalo"? Forse il suo essere selvaggio? Quindi in un certo senso genuino? Pericoloso percorso concettuale che rischia di provocare un cortocircuito comunicazionale.