Prosecco, Terre di San Venanzio (Fortunato).
Abbiamo qui il caso di una azienda veneta, produttrice di Prosecco, che è riuscita ad accaparrarsi il nome del Santo Patrono di Valdobbiadene (la "capitale" italiana del Prosecco). Certo un tale personaggio storico potrebbe essere ritenuto (e di fatto lo è) di appannaggio pubblico: è il Santo di tutti, a Valdobbiadene, ma "sigla" solamente questa azienda che, diciamo così, lo ha "fatto suo". Molte sono le discussioni sulle denominazioni di pubblico dominio, se queste debbano o possano essere "privatizzate" o meno. Non siamo giuristi e quindi non approfondiamo questo aspetto. Ci interessa il lato comunicazionale di questo nome. L'azienda infatti si chiama "Terre di San Venanzio Fortunato" (quindi non propriamente e non "solo" San Venanzio, c'è l'aggiunta di "Terre" che lo rende meno assoluto). E non fa mistero di questa "appartenenenza": "Portiamo il nome del Santo Patrono del Prosecco di Valdobbiadene, quel San Venanzio che fu cantore delle gioie del palato e del buon vino" recita il profilo di Twitter del produttore. Ed è un bel dire "cantore delle gioie del palato e del buon vino". Un Santo che protegge e benedice l'enogastronomia locale. In un paese ultracattolico (quanto meno nelle tradizioni) come l'Italia, un'entratura di questo genere porta consensi a prescindere.
E poi c'è quel "Fortunato", parte del nome del Santo, che assolutamente non nuoce, anzi! Approfondendo ancora un poco la ricerca scopriamo che: "Nel 535 circa, a Duplavilis (l’attuale Valdobbiadene in provincia di Treviso) nasce Venanzio Onorio Clemenziano Fortunato. Della sua terra e della sua gente dà notizia egli stesso nel IV libro della Vita di San Martino, quando indica nel suo poema la strada da percorrere per raggiungere Ravenna e raccomanda di passare per Valdobbiadene: “Avanza attraverso Ceneda e vai a visitare i miei amici di Duplavilis: è la terra dove sono nato, la terra del mio sangue e dei miei genitori. Qui c’è l’origine della mia stirpe, ci sono mio fratello e mia sorella, tutti i miei nipoti che nel mio cuore io amo di un amore fedele. Valli a salutare, ancora ti chiedo, anche se di fretta.” (dal sito santiebeati.it). Inoltre e in sintesi Wikipedia dice: "Venanzio Onorio Clemenziano Fortunato (Duplavilis, odierna Valdobbiadene 530 - Poitiers 607) fu uno degli ultimi autori di poesie in lingua latina, biografo di santi, vescovo, è venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica". Per cui il Santo era anche poeta. Con il vino ci sta dentro alla grande.
E poi c'è quel "Fortunato", parte del nome del Santo, che assolutamente non nuoce, anzi! Approfondendo ancora un poco la ricerca scopriamo che: "Nel 535 circa, a Duplavilis (l’attuale Valdobbiadene in provincia di Treviso) nasce Venanzio Onorio Clemenziano Fortunato. Della sua terra e della sua gente dà notizia egli stesso nel IV libro della Vita di San Martino, quando indica nel suo poema la strada da percorrere per raggiungere Ravenna e raccomanda di passare per Valdobbiadene: “Avanza attraverso Ceneda e vai a visitare i miei amici di Duplavilis: è la terra dove sono nato, la terra del mio sangue e dei miei genitori. Qui c’è l’origine della mia stirpe, ci sono mio fratello e mia sorella, tutti i miei nipoti che nel mio cuore io amo di un amore fedele. Valli a salutare, ancora ti chiedo, anche se di fretta.” (dal sito santiebeati.it). Inoltre e in sintesi Wikipedia dice: "Venanzio Onorio Clemenziano Fortunato (Duplavilis, odierna Valdobbiadene 530 - Poitiers 607) fu uno degli ultimi autori di poesie in lingua latina, biografo di santi, vescovo, è venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica". Per cui il Santo era anche poeta. Con il vino ci sta dentro alla grande.