Enantio, Terradeiforti Doc, Roeno.
Questa azienda vitivinicola che ha sede in provincia di Verona, nel produttivo Veneto, precisa innanzitutto, nelle prime pagine del sito web, l'origine del proprio nome (marchio): "Da dove deriva il nome Roeno? Roeno è un acronimo tra Ro, dal nome del fondatore Rolando, e la parola greca enos". Non è male come soluzione: mescolare il nome del titolare con "vino" in greco: fusione di anime. Ma a dire il vero somiglia un po' troppo a "Roero" (regione vinicola del Piemonte). Andiamo oltre e prendiamo uno dei vini dell'azienda che semanticamente "pesca" anch'esso nella storia. Si tratta, tra l'altro, di un vitigno particolare, e il nome del vino lo celebra e lo sottolinea. Scrive il produttore a proposito del vino Enantio: "La storia racconta che lo storico Plinio il Vecchio, nel primo secolo d.C., parlando di viti selvatiche e coltivate, scriveva. ”La brusca: hoc est vitis silvestris, quod vocatur oenanthium…” cioè "...una vite selvatica chiamata Enantio".
Quest'ultima frase viene riportata in evidenza in etichetta, scritta in corsivo, non molto leggibile, ma con l'enfasi che può avere comunque una dicitura in bianco su fondo nero. Oltre a questa originalità non si può tralasciare la vista di quel pallino rosso che svolge la funzione del puntino della "i" ma anche quella funzione estetica e di design che punta a rendere il tutto attenzionale e "particolare". E nella sua semplicità alla fine ci riesce. Unico appunto che possiamo muovere nei confronti di questa etichetta è la scelta di dare maggior "peso" visivo al marchio (Roeno) piuttosto che al nome (Enantio). Ma questo spesso le aziende lo fanno intenzionalmente, alla ricerca della "Brand Awareness", oppure semplicemente per vanità autocelebrativa. La scelta su cosa deve avere la precedenza tra nome del prodotto e nome d'azienda, come punto attenzionale dell'etichetta, è materia complessa. E forse una soluzione assoluta non c'è.