Swanti, Barbaresco, La Vedetta.
Si tratta dell’ultimo nato... di una ultima nata. Questa giovane azienda infatti, guidata, non ci sarebbe bisogno di dirlo, da una giovane coppia, è tra le più recenti tra quelle che si sono affacciate sulle maestose terrazze delle Langhe. I ragazzi, che si chiamano Marco e Swantje sono rispettivamente italiano lui e tedesca lei. Ed ecco svelato l’arcano del nome di questo vino (sia pure leggermente diverso): “Swanti”, che in effetti suona strano in terra piemontese. Complice il fatto che conducendo brevi ricerche si giunge a conoscenza di una celebrazione, un festival religioso, in Nepal. Esattamente (da Wiki in inglese): “The festival highlights the central role of women in the household, and the rituals are related to wishing for good fortune of the family members by presenting them auspicious items and praying for longevity by placating the god of death. During the festival, windows and doorways are decorated with flower garlands and lamps. It is held according to the lunar calendar so the dates are changeable. In 2017, the festival is 17–21 October”. Ora, non sappiamo se il nome della vignaiola di origini tedesche sia da ricondurre alla festa nepalese. Ci limitiamo a osservare la stranezza di leggere in etichetta “Swanti” e “Barbaresco” insieme. Due idiomi davvero diversi. Ma forse proprio questa stranezza è in grado di attirare l’attenzione degli astanti. Anche per merito degli altri elementi dell’etichetta, molto “contemporanea”, alluminata se non allucinata (in senso positivo). Resta, di italica suadenza, il nome dell’azienda: “La Vedetta”. E qui ci siamo con ricordi di battaglie e conquiste, soldati e taverne, tamburi e bicchieri.