Insolita e immaginifica questa etichetta di una piccola azienda dell’Oltrepò Pavese. Esce certamente e valorosamente dagli schemi, pur presentando qualche piccola pecca. Vediamo nel dettaglio (l’immagine reperita in rete purtroppo non è delle migliori, ma è quello che si trova allo stato attuale; purtroppo spesso accade che i produttori non dispongano di foto di prodotto in alta definizione): l’illustrazione centrale (diciamo pure che occupa l’intera etichetta) si presenta con cromatismi assopiti, colori tenui, pastellosi. L’immagine mostra un “uomo spaziale” a cavalcioni di un calice (sarebbe però un calice da spumante, a dire il vero) lanciato verso gli spazi siderali. Si tratta di una specie di Superman Enoico (e in un certo senso eroico) che in preda ai piaceri dell’alcol è determinato a spingersi verso frontiere della percezione ancora più elevate. Simpatico, non c’è che dire. Fa sorridere, sognare, sperare, bere (bere bene, si spera). Per quanto riguarda il (presunto) nome del vino, il carattere di scrittura (molto “scritto”, per intenderci, un corsivo amanuense) di certo non aiuta la vista del consumatore.
Il nome del vino dobrevve essere quel “una scoperta” scritto in basso, alla base dell’etichetta (attenzione, il modo in cui è scritto potrebbe lasciar intendere qualcosa d’altro e di poco elegante). Anche “Pinot Grigio” non si legge scorrevolmente. Vicino ad esso si vedono due lettere puntate: “A. Z.”, di origine ignota. Certo la fantasia non manca a tale Gianluca Cabrini, titolare di questa azienda, da poco tempo sul mercato. Particolare il logo aziendale, costituito di segni grafici ornamentali tra i quali si distingue un grappolo stilizzato.