Ozio, Montepulciano d’Abruzzo,
Irene Cameli (Az. Agricola).
Irene Cameli (Az. Agricola).
Sull’ozio e sulle sue caratteristiche hanno scritto poeti di svariate epoche. Gli Antichi Romani sostenevano che la “non attività” sarebbe in grado di tradursi in sprazzi di creatività superiore. Altri pensatori hanno affermato invece che si tratta proprio del “padre dei vizi”. Certo che quel modo lascivo di riposare che ha il vino quando viene elevato per mesi, per anni, in botti di rovere o affini, merita di essere riconosciuto come una disciplina conforme all’innalzamento della qualità. Ed ecco che questo vino rosso Igt, sia pure corposo e verace, che viene lasciato maturare 24 mesi nel legno, prende il nome di “Ozio”. L’etichetta conferma l’indole oziosa, ma anche preziosa, della comunicazione. Un fondo marrone evidenzia caratteri e segni grafici in oro. Eleganza e semplicità si rincorrono. Al centro del packaging-design campeggia grande quella parola in grado di essere yin e yang, croce e delizia, positiva o negativa secondo il back-ground culturale e filosofico di ognuno. Blandire l’ozio è un rischio? Forse. Più probabilmente si tratta di un coraggioso atto di scardinamento di regole antiche che vedevano l’ozio come una peste, una colpa, una maledizione. Non tutti gli ozi vengono per nuocere, quindi. È forse questo il messaggio di un vino che invita a pranzi dilatati nel tempo, in pomeriggi pigri, a cene che sconfinano nelle ore piccole, a brindisi senza fine.