Nzù, Bellone, Marco Carpineti.
Alla base dei vini (di tutte le etichette in gamma) di questa azienda (biologica) del Lazio (Latina) c’è una frase: “dalla storia di antiche terre”. In effetti di terre antiche in Italia ce ne sono molte. Attorno alla zona di Roma si può ben parlare anche di Antichi Romani, i “responsabili” della diffusione di gran parte dei vitigni del Vecchio Continente. In questo caso si tratta anche di un vitigno antico, nel vero senso della parola, e anche molto particolare, raro a vedersi, il Bellone. Nome simpatico, memorabile, ruffiano. Ma anche il nome del vino in questione non scherza: “Nzù”. Quasi un verso animalesco, gutturale, tribale addirittura. E invece si tratta, a quanto sembra, di dialetto. Vediamo cosa scrive in proposito il produttore di questo vino: “Nzù nasce dalla storia di antiche terre, ben più antiche della fondazione di Roma. Nzù nella lingua locale significa “insieme”. Come nell’antica Roma, da uve Bellone, dal lavoro con i cavalli, dalla fermentazione naturale e affinamento in anfore di terracotta. Nzù, come racconta la sua etichetta, collega come una linea senza discontinuità, la certezza ed il vigore del passato con un “antico futuro” sostenibile “insieme”. Tutte testimonianze di una storia antica e attuale”. La storia e le buone intenzioni ci sono tutte. Ma il nome accusa una certa difficoltà nella pronuncia e conseguentemente nella memorabilità. Particolare, certo. Molto strano, fuori dagli schemi, quasi una sigla, un acronimo. Per quanto riguarda il design, molto essenziale, spicca uno stemma, con tre stelle d’oro su fondo azzurro, di bella sintesi.