Mosca (e Vino) con Simpatia

Branding packaging-design etichettevini
Mosca Bianca, Tai bianco-Garganega-Incrocio Manzoni, Siemàn.

Iniziamo dal nome dell’azienda, “Siemàn” che, come raccontano i titolari significa “sei mani” in dialetto veneto. In quanto: “Siamo tre fratelli, Marco, Daniele, Andrea Filippini. Venendo da percorsi professionali del tutto diversi, ci siamo ritrovati a condividere la medesima passione: la viticoltura”. L’uso del dialetto non è consono in generale, ma in questo caso la sonorità di questo nome potrebbe riportare ad un inglesismo. Non andrebbe bene lo stesso, ma insomma, diciamo che può passare la censura (anche perché nome breve e sincopato). Le etichette dei vini sono davvero fantasiose. Prendiamo come esempio quella del “Mosca Bianca”, un blend di bianchi autoctoni dei Colli Berici (dove ha sede l’azienda). Il modo di dire “mosca bianca”, riporta a qualcosa di raro, di originale, di particolare, di strano. Chiaramente i produttori lo vogliono riferire al vino e alla sua particolare composizione “multivitigno” (con anche un incrocio presente in uvaggio). Va detto che la stranezza riguarda anche il fatto che questo vino bianco “viene vinificato con lo stesso metodo di un vino rosso”. Il concetto è simpaticamente rafforzato da una illustrazione fumettosa di una mosca che fa l’altalena su un tralcio. Se non fosse che le mosche a volte rappresentano un nemico per la vigna, il coraggio di questa simpatica raffigurazione strappa sicuramente un sorriso. Intelligente la dicitura alla base dell’etichetta: “Vignaioli artigiani”, poco utilizzata nel settore e quindi impattante.