Quando un’etichetta è particolare, in genere riesce a farsi notare da lontano. Succede proprio questo con il packaging di questo vino toscano rosso a base Sangiovese. Siamo infatti nei dintorni di Siena dove impera il Chianti o i suoi “surrogati”. In quelle zone regna anche incontrastata la “parlata” toscana che spesso si avvale di termini che nel resto d’Italia nemmeno si conoscono. Nel caso di questo vino, che si chiama “Baccheri”, abbiamo un soprannome di persona, in particolare quello di un avo, come scritto nel sito aziendale: “Questo vino prende il nome da un avo della famiglia vissuto nel milleottocento, grande vignaiolo e bevitore di vino. Anche l’etichetta si sviluppa su una vecchia foto di Baccheri appunto, che è stata stilizzata e rivisitata in chiave moderna cercando di mantenere intatto il legame fra passato e presente”. Viene sottolineato con allegoria che il bisnonno in questione era un grande bevitore di vino. Insomma, se l’è goduta la sua vigna. Ma il concetto pregnante, reso bene dal tipo di illustrazione, è il legame tra passano e presente: il vino di oggi deve avere un significativo “ieri”. L’Italia del vino esprime in questo modo le proprie qualità innate. Qui il design è schietto, amabile, sornione, in una parola: interessante. Coinvolge la posa di quest’uomo vestito di nero. Ha un proprio stile, così come la grafica dell’etichetta, con quel taglio trasversale che simula uno strappo ed evoca una striscia di terra. Se vogliamo, l’unico elemento un po’ scontato è il logo dell’azienda con quel pàmpino arricciato che sovrasta il cognome della famiglia titolare.