Campo Affamato, Montepulciano d’Abruzzo, Inalto.
Il concetto di vini d’altura viene subito espresso nel nome dell’azienda: Inalto (tutto attaccato). Certo manca un po’ di poesia, la comunicazione è diretta, non lascia spazio a interpretazioni diverse da quello che è. A volte è un pregio, essere diretti. Siamo in Abruzzo, nel comune di Ofena (L’Aquila) sotto al Gran Sasso. Le vigne sono posizionate tra i 400 e gli 800 mt. slm, quindi si può davvero parlare di vini che nascono in alto, peculiarità che sta diventando pregio, visti i cambiamenti climatici in atto. Il vino che andiamo a rappresentare e a commentare si chiama “Campo Affamato”, nome che incuriosisce. Si potrebbe pensare a un legame con la tavola, con la pasta in particolare, visto che il titolare dell’azienda è Adolfo De Cecco, sì proprio i De Cecco che dal 1886 producono pasta di grano duro (a partire dal fondatore, Filippo De Cecco, che impiantò il primo laboratorio a Fara San Martino). E invece Campo Affamato non c’entra con i maccheroni: si tratta dell’antico nome del vigneto, attribuito dai vecchi contadini del luogo, dove crescono le uve di Montepulciano d’Abruzzo impiegate per questo vino. Il sito web in proposito dice “un vigneto particolarmente espressivo, chiamato così per via del terreno poco concessivo per altre colture ma ideale per la vite”. L’etichetta, che deve rappresentare, va detto, un vino piuttosto costoso, sui 40 Euro, è tutto sommato semplice: fondo scuro, il nome del vino in alto in grande evidenza, il nome dell’azienda in basso seguito dalla dicitura: “vini d’altura di Adolfo De Cecco”. Spicca la frase in rosso che specifica il vitigno e la Doc. Viene infine comunicato il numero di bottiglie prodotte. Senza infamia e senza lode.