Dogliani e Barbaresco,
Francesco Versio.
Francesco Versio.
Si tratta di un giovane produttore che ha immesso sul mercato il suo primo vino nel recente 2013. Se ne parla bene: ottimo esordio e grandi aspettative per il futuro soprattutto per il suo Barbaresco che nasce da un minuscolo appezzamento rilevato dal nonno. Ma a noi, come sempre, oltre alla qualità del vino, interessa l’analisi dell’etichetta e degli aspetti comunicativi della bottiglia, ancora prima del fatidico assaggio. Vediamo dunque nell’immagine in alto a sinistra due vini di questo produttore, con una etichetta molto simile e molto semplice (cambia solo leggermente il colore di stampa). Ma qui c’è un’idea... e la si nota subito: si tratta del calco, della traccia, della macchia, insomma, che spesso il “sedere” della bottiglia lascia sulla tavola o sulla tovaglia a seguito di un po’ di vino fuoriuscito, magari durante le operazioni di stappatura o di versamento. Piccola, semplice idea, ma c’è. Ed è protagonista assoluta di un’etichetta che non riserva altri punti o concetti attenzionali. Dentro al cerchio lasciato dall’orma della bottiglia è iscritto il nome del produttore. Stop. Non è male. Si fa notare, nella sua estrema semplicità. Purtroppo manca il nome del vino, nel senso che la “nominazione” viene lasciata in toto alla tipologia/vitigno. Un altra e ultima notazione: peccato che, probabilmente per risparmiare in fase di stampa, le tracce (l’orma della bottiglia) delle due tipologie di vino sono identiche. Sarebbe stato bello, più poetico e narrativo, che ogni vino avesse la propria, personale, diversa, originale e unica, “macchia”.