Millesimatto, Spumante da Trebbiano e Garganega,
Non è uno scherzo, oppure sì, dipende dalle intenzioni dell’azienda produttrice che possiamo solo immaginare. Questo vino si chiama “Millesimatto” proprio con due “t”. Ma non finisce qui. La texture dell’etichetta e del cartiglio sul collo della bottiglia è in “pitonato”. Si tratta di scelte a loro modo raffinate che ci accingiamo a commentare. Si sa che tra gli spumanti, la categoria dei millesimati è ritenuta superiore in quanto vini prodotti con mosti, si presume, della medesima vendemmia, cioè dello stesso anno di produzione. In questo caso la preziosità, il valore, della parola “millesimato” viene dileggiata, diciamo canzonata, facendola diventare “Millesimatto”, nome del vino. Matto forse perché particolarmente spumeggiante. O perché si tratta di uno spumante prodotto con due insoliti vitigni (insoliti per le bollicine). Anche la vestizione della bottiglia risulta abbastanza folle, potremmo dire modaiola (per un certo target), con una sorta di squamatura di serpente che dona sensazioni charmant (da non confondere con il metodo Charmat con il quale viene prodotto questo vino). Insomma un’operazione stilosa a tutto tondo. Completata dalla linea della bottiglia snella ed elegante (tipo flûte in gergo tecnico). Che avanzino dunque i cerimonieri: tutto sommato “la natura ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia” (il buon Erasmo).