Andare a zonzo, si sa, è una gratificante attività. Soprattutto se lo si fa a Parigi nella modalità “flaneur”, o a Napoli tra un babbà e un caffè. Certo si tratta di una parola particolare, Zonzo, che in questo caso è il nome di una azienda vitivinicola australiana con ristorante annesso. Per Treccani si tratta di una “voce onomatopeica, riferita al volo di alcuni insetti, che si usa solo nella frase gergale ‘andare a zonzo’ cioè passeggiare girellando qua e là, senza meta definita o scopo preciso, per svago o per trascorrere il tempo in qualche modo”. Ma veniamo a questa etichetta che ci sorprende anche per il nome del vino in italiano: “Scoperta”. E per il vitigno, il Sagrantino (almeno così è dichiarato, certamente non è quello di Montefalco). Affinità italiane, cercate e volute, per dare probabilmente un tocco di “original-glamour”, o chissà, per la passione dei titolari per Enotria. Tra i vini in gamma abbiamo anche Verdicchio e Fiano, ma soprassediamo. Quindi il nome del vino è Scoperta (si tratta di una intera linea di vini dell’azienda, in realtà) e il nome aziendale è Zonzo. Al di là dell’italianità, più o meno (il)legittima, le etichette sono molto ottiche, attenzionali: sfondi a tinte piatte, pochi elementi molto evidenti. In quella che mostriamo in questo post, una nuvola leggera su cielo azzurro è l’unico altro elemento rimarchevole oltre al famigerato “Zonzo” le cui lettere campeggiano in primo piano. Con quelle zeta affilate come il pungiglione di una vespa. Packaging promosso, concept ondivago, fonetica divertente.