Spuma (Fuso), Lambrusco di Sorbara, Denny Bini.
Siamo al caso-limite. Nell’onda lunga (che durerà poco, pensiamo) dei vini-birra, ancestrali o rifermentati che dir si voglia, inseriamo senza dubbio questo Lambrusco dal tappino in latta che svetta nella velleità di apparire bibita invece di vino. La comunicazione, che se non è tutto, è molto, viene portata avanti con un nome che non lascia dubbi: “Spuma”. Come le celebri e ancora oggi commercializzate bevande gassate che i ragazzi bevevano all’oratorio, marca Spumador. Il termine “spuma” viene da spumante, qualcosa che frizza e fa la schiuma. In questo caso non si tratta di vino spumante, bensì, come giustamente e legalmente precisato sull’etichetta, di vino frizzante. Ma torniamo al packaging, davvero “alternativo”, di questo vino. Il nome, come già detto, dovrebbe essere “Spuma”, ma sul lato destro leggiamo in verticale anche la scritta “Fuso” (con l’aggiunta di “vini quotidiani”). Fuso sembra essere nome di linea. Comunque sia il design è di tipo avveniristico-futurista: volano bolle che circondano una specie di astronave cosmica, un satellite, un galleggiante, un ordigno artistico, forse un marchingegno frutto di pura immaginazione. Nel complesso ne risulta uno stile certamente giovane ma che non giova a una percezione del vino come prodotto nobile e qualitativo.