Un'etichetta bianca, semplice, centrata, molto classica. Potremmo definirla "da matrimonio" se non fosse che troppo spesso ai banchetti di nozze si beve davvero in modo dozzinale (mille attenzioni per i fiori e per le decorazioni e poi il vino è quello "del supermercato"). E' questa, insomma, una etichetta molto "democristiana", ma nella sua estrema semplicità non trova vere e proprie criticità. Il discorso è questo: piuttosto che avventurarsi in esperimenti di grafica "moderna" tanto per fare gli originali, allora meglio fare il "compitino" bene, come in questo caso. Passiamo al nome... nome proprio di persona (abbiamo più volte criticato scelte come questa), Amedeo. In questo caso il nome rivela una storia legata al territorio (quindi è più "giustificato"): durante la Terza Guerra di Indipendenza, nel 1866, il Principe Amedeo di Savoia fu ferito proprio in una delle vigne che serve ancora oggi a produrre questo vino.