Magòt, Pinot Nero, Castello di Luzzano.
La felice unione di due parole deve avere come fine ultimo la comprensione e l'emozione. In questa etichetta, che graficamente e cromaticamente non eccelle, troviamo un nome di poche lettere, ma significativo nell'ambito di quella materia complessa che è il naming. In questo caso con "Magòt" è stata creata una piccola, apparentemente semplice, magia: l'unione delle parole Magia con Pinot (Noir), il vitigno che compone il vino. Questa magia semantica viene spiegata con una ulteriore breve frase "Magia di Pinot" sotto al nome. Forse non era necessario, ma tant'è che può servire a rendere ancora più evidente l'esperimento. Ne deriva un nome breve, incisivo, evocativo, memorabile, foneticamente molto bello: forse l'unico "difetto" è che allude ad una pronuncia tipicamente francese, assimilabile però a certe accezioni dialettali della zona di produzione, l'Oltrepò Pavese.