L'etichetta di questo vino spagnolo, il produttore è dalle parti di Barcellona, a sud, regione Terra Alta (questo sì che è un bel nome), è a dir poco essenziale. Stile moderno, direbbe qualcuno, ma qui si rischia seriamente di sconfinare in una "spartanità negligente". Di contrappunto il nome del vino (è anche questa dicotomia che stona), L'Avi Arrufi, significa e ricorda il nonno fondatore dell'azienda. Infatti Avi significa nonno, come avo per noi in Italia, Arrufi è il suo soprannome. Anche il riferimento in etichetta all'uso di barrique ("blanc fermentat en barrica") non risuona in modo coerente con l'eccessiva modernità, potremmo anche parlare di "sterilità grafica", dell'etichetta in questione. Ricapitolando gli elementi: un nome antico (menzione dell'avito nonno), un vino quasi ancestrale (da vigne storiche: hanno 70 anni) rappresentato e comunicato da un'etichetta asettica, che riproduce l'effetto del puro, freddo, lineare acciaio. Davvero poco emozionale.