Bello questo esperimento, sia enologico che eno-concettuale, messo in atto da una nota azienda italiana (celebre per l'Amarone) e da un produttore argentino della zona di Mendoza. Il "co-marketing" ha generato un vino costituito da un blend di rossi, tra i quali Malbec, Cabernet e anche la Bonarda nella variante francese Corbeau, più nota come Douce Noir. Ed è proprio "dolcezza d'animo" che trasmette subito questo nome: "Enamore", originale neologismo, probabilmente frutto di una crasi tra Enologia e Amore. In italiano potrebbe anche essere interpretato con "E' un Amore". Coerente anche il racconto visivo, molto sintetico e diretto, cromaticamente attenzionale, che raffigura due "percorsi" (le due aziende promotrici del progetto) che puntano le loro frecce verso la M del nome in questione. "M" che potrebbe orientare l'attenzione anche verso "more" che in inglese significa "più": aggiungere, sommare, unire. Un assolo che punta alla qualità e alla visibilità, due elementi necessari al buon gradimento e al successo commerciale di ogni vino.